Sembra che il disturbo ossessivo-compulsivo (in sigla detto “DOC”) sia oggi parecchio cercato sul web. Sebbene si tratti di una problematica non rara, è molto facile che ci si riconosca in alcuni suoi sintomi caratteristici anche quando in effetti si tratta di altro, finendo così con il diagnosticarsi qualcosa erroneamente, con tutte le preoccupazioni che ne derivano. E' bene, allora, fare qualche distinzione.

Cos'è il disturbo ossessivo-compulsivo: i sintomi e altre caratteristiche

Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, DSM-V, cui ho accennato nell’articolo sulla diagnosi in psicologia):

  • Le ossessioni sono dei pensieri o impulsi o immagini ricorrenti e persistenti che la persona vive come indesiderati, incontrollabili e intrusivi e che dunque provocano di solito ansia o disagio. Per questo, la persona cerca di ignorare o eliminare le ossessioni, o di “neutralizzarle” con un altro pensiero o azione (compulsione).
  • Le compulsioni sono dei comportamenti o anche delle azioni mentali (come contare o ripetere formule) ripetitivi e messi in atto volontariamente, che la persona si sente obbligata a compiere in risposta a un’ossessione o rispettando regole rigide (per questo, possono essere definiti “rituali”). I comportamenti ripetitivi di solito hanno la funzione di ridurre l’ansia associata alle ossessioni o di prevenire o “neutralizzare” danni o disastri temuti. Possono essere o meno collegati ad essi in modo realistico; in ogni caso, anche se lo sono, appaiono chiaramente eccessivi (per esempio, fare la doccia per 4 ore per assicurarsi di essere puliti).

Quali sono i contenuti delle ossessioni e delle compulsioni? Essi possono essere vari, ma spesso rientrano in alcune tematiche tipiche. Tra di esse, troviamo la pulizia, l’ordine e la simmetria, i pensieri proibiti, il danno. Per esempio, nel tema della pulizia rientrano i pensieri ripetitivi circa l’essere contaminato da germi, cui possono seguire comportamenti compulsivi come il lavarsi le mani eccessivamente (per esempio, per 3 ore al giorno). Nel caso del danno, le ossessioni hanno a che fare col timore di provocare un danno a se stesso o ad altri e i comportamenti compulsivi comprendono azioni volte a prevenire o “neutralizzare” tale danno. Controllare 35 volte che il gas sia chiuso è un esempio di compulsione logicamente collegata col pensiero ossessivo, ma chiaramente eccessiva; ripetere tra sé una certa sequenza di numeri un certo numero di volte, come se questa potesse neutralizzare il danno temuto, è un esempio di compulsione non realisticamente collegata col pensiero ossessivo.

Di solito, le persone che soffrono di un disturbo ossessivo-compulsivo sono del tutto o in parte consapevoli del fatto che le loro idee ossessive siano non vere (o probabilmente non vere) e che il loro comportamento sia problematico. Ci sono, tuttavia, anche casi in cui l’insight (cioè questa consapevolezza) è scarso o addirittura assente.

Nota bene: per poter parlare di “disturbo”, le ossessioni/compulsioni devono causare una grave perdita di tempo nel corso della giornata (per esempio, almeno 1 ora al giorno, ma spesso molto di più) e/o la condizione deve causare un disagio significativo o minare il normale funzionamento psicologico, relazionale, sociale, lavorativo della persona. Questo significa che il disturbo interferisce negativamente con le attività quotidiane.

L’età in cui più spesso compaiono per la prima volta i sintomi descritti è quella della tarda adolescenza, ma è possibile che essi si manifestino anche prima, fin dall’infanzia.

Che fare?

Spesso accade che le persone che hanno questo tipo di pensieri o comportamenti non si rivolgano al medico o a uno psicoterapeuta, perché provano vergogna, imbarazzo o senso di colpa. Anche se questo è comprensibile, è però necessario rivolgersi a uno specialista, perché esistono terapie efficaci in grado di far evolvere positivamente la situazione e perché, se non viene trattato in alcun modo, questo disturbo può a volte cronicizzare e peggiorare significativamente la qualità della vita della persona.

Attenzione alle auto-diagnosi!

Molte caratteristiche e sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo (come in generale di tanti disturbi) possono trarre in inganno i non specialisti, come ho provato a spiegare, ad esempio, nell’articolo su come orientarsi nel mare di informazioni in tema di salute psicologica reperibili sul web e nella Premessa a questa sezione del sito. Pensiamo a espressioni come “pensieri ripetitivi” o “persistenti”: essi possono essere facilmente fraintesi, perché sono molto vaghi e indefiniti, e una persona potrebbe pensare che, se le capita di avere una preoccupazione più o meno presente in un certo periodo, allora significa che ha un’ossessione. Pensiamo anche a cose come il dubbio circa il non aver chiuso il gas prima di andare a dormire o di non aver chiuso la porta a chiave uscendo da casa: si tratta di pensieri estremamente comuni e diffusi nella popolazione generale. Avere l’abitudine di controllare di aver chiuso la porta o il gas non significa certo avere una compulsione.

Ci sono anche molte persone che soffrono perché pensano spesso a qualcosa, come ad esempio il fatto di non sentirsi molto cercate o amate dagli altri o di non essere all’altezza di certe situazioni. Anche in questo caso, sebbene questi pensieri causino dolore e possano comparire frequentemente, di solito non vengono vissuti come “intrusivi” o fuori dal controllo e non sono ossessioni.

Anche alcuni comportamenti superstiziosi (come evitare di camminare dove il marciapiedi presenta delle fessure) possono essere scambiati per compulsioni, perché ne condividono alcune caratteristiche, tra cui la componente “magica” che talvolta (non sempre) le compulsioni possono presentare. Anche in questo caso, però, incorrere in un errore di valutazione è molto facile: generalmente, infatti, questi comportamenti superstiziosi non comportano un grande dispendio di tempo e non interferiscono con il normale funzionamento lavorativo o sociale della persona. Non sono, quindi, compulsioni.

E’ bene, dunque, che sia sempre uno specialista a capire di cosa si tratti, quando una persona sente di avere un problema o un disagio significativo.

Bibliografia

American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, DSM-5, Arlington, VA, 2013 [Tr. it. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014].

M. B. First et al., Learning DSM-5 by Case Example, American Psychiatric Association Publishing, Washington, 2017 [tr. it. Dal DSM-5 alla clinica. Casi esemplificativi, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2019].

https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/d/disturbo-ossessivo-compulsivo#bibliografia.