[...] è evidente che non è la stessa cosa se ci consideriamo pedine di un gioco le cui regole chiamiamo realtà oppure giocatori del gioco di cui sappiamo che le regole sono ‘reali’ soltanto nella misura in cui le abbiamo stabilite e accettate - oltre a sapere che possiamo cambiarle.

P. Watzlawick, J.H. Weakland, R. Fisch (1974)

Sono una psicologa e psicoterapeuta e sono iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Emilia Romagna (con numero 8490, Sezione A). Dopo essermi laureata con lode all’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, ho frequentato il corso quadriennale di specializzazione in Psicoterapia della Famiglia presso la sede romana dell’Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale (IIPR), conseguendo il relativo diploma di specializzazione nel 2015 con voto d’esame di 90/90. Il mio orientamento teorico di riferimento in psicoterapia è l’approccio sistemico-relazionale (vedi sotto).

Ho approfondito, inoltre, tramite un corso specifico, lo studio e la pratica del Training Autogeno e ho frequentato un master in Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

Attualmente, lavoro a Bologna e online come psicologa psicoterapeuta libera professionista. Mi occupo di consulenza psicologica, sostengo psicologico e psicoterapia, interventi che possono essere rivolti a bambini, adolescenti e adulti e diretti all’individuo, alla coppia o alla famiglia.

Mi sono occupata di formazione rivolta a psicologi e altri professionisti, in particolare nell’ambito dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, rispetto al quale il mio interesse va principalmente agli aspetti legati alla metacognizione e ai fattori emotivo-motivazionali e relazionali implicati nell’apprendimento, che vedo come processo in cui entrano in gioco fattori diversi (non solo “cognitivi”) e interagenti.

In passato, ho lavorato in contesti diversi e complessi, e questo ha sicuramente arricchito il mio modo di svolgere la mia professione e, in generale, di guardare la realtà: ho operato come psicologa volontaria e/o tirocinante specializzanda in psicoterapia presso un consultorio familiare, un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura e un Centro di Salute Mentale. Ho lavorato presso diverse cooperative sociali di Roma e dintorni, operando, tra le altre cose, nell’ambito di un servizio rivolto al sostegno di minori in nuclei familiari multiproblematici e di un centro diurno di prima accoglienza per persone ad alto rischio di esclusione sociale (ad esempio, persone immigrate e senza fissa dimora). Queste esperienze hanno accresciuto le mie competenze nell’ambito del disagio psicologico anche in contesti di marginalità sociale.

Sono sempre stata affascinata dalla comunicazione e da quel qualcosa che avviene, nello scambio interattivo e nella relazione, tra le persone: questo ha avuto i suoi riflessi sia nella scelta dell’approccio nel quale specializzarmi (sistemico-relazionale, vedi sotto) che nei vari ambiti di studio che ho approfondito negli anni: tra gli altri, lo sviluppo delle capacità comunicative nel bambino con sordocecità congenita e l’analisi del comportamento non verbale. L’attenzione volta ai più ampi contesti di vita delle persone mi ha portata a interessarmi delle conseguenze psicologiche che possono riscontrarsi nelle popolazioni che vivono in zone inquinate e ad approfondire il tema delle competenze di cittadinanza.

Attualmente, il mio interesse e la mia attività di studio e approfondimento sono incentrati sul linguaggio e sull’uso delle parole, in psicoterapia come nel discorso pubblico.

Il mio approccio di riferimento

Ogni parte di un sistema è in rapporto tale con le parti che lo costituiscono che qualunque cambiamento in una parte causa un cambiamento in tutte le parti e in tutto il sistema. Vale a dire, un sistema non si comporta come un semplice composto di elementi indipendenti, ma coerentemente come un tutto inscindibile. (P. Watzlawick, J.H. Beavin, Don D. Jackson,  Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma, 1971, p. 118)

Il mio approccio teorico di riferimento è quello sistemico-relazionale. Tale modello, emerso verso la metà del secolo scorso, trae origine dal tentativo di andare oltre l’osservazione del comportamento del singolo individuo, che viene considerato non come una monade isolata, ma come parte di un sistema più ampio (la sua famiglia in primis, a sua volta in relazione con altri sistemi): il campo di osservazione si sposta, così, dall’individuo all’individuo nel contesto, nel sistema di relazioni in cui egli è uno degli elementi interagenti. Il “sintomo”, dunque, acquista significato se viene letto all’interno del sistema in cui si manifesta.

Prive di contesto, le parole e le azioni non hanno alcun significato. (G. Bateson, Mente e Natura, Adelphi, Milano, 1984, p. 30)

La psicoterapia sistemico-relazionale ha visto per lungo tempo come suo campo d’azione elettivo la terapia rivolta alle famiglie (e alle coppie). Più recentemente, sono state riconosciute le possibilità della terapia individuale sistemica, fondata sull’assunto che l’individuo esprime e riassume in sé le regole del sistema di cui è parte.

Di solito, l’intervento è relativamente breve.

L’intervento psicologico online

La possibilità di utilizzare il web per le prestazioni psicologiche non è stata una novità portata dal periodo dei primi lockdown legati alla pandemia di Covid-19: infatti, l’intervento psicologico online, attraverso piattaforme che consentono di effettuare videochiamate, era una pratica diffusa già da diversi anni, soprattutto negli Stati Uniti. Certamente, tuttavia, con la pandemia si è verificato un ulteriore incremento di questa modalità, che è stata vista in certi casi con un certo scetticismo, in altri con un interesse rivolto principalmente ai vantaggi che essa può offrire. Vediamone alcune caratteristiche.

Stiamo parlando di sedute che si svolgono a distanza attraverso l’uso delle tecnologie di comunicazione. Gli incontri avvengono quindi online, usando le consuete e ormai note piattaforme che consentono di effettuare videochiamate.

Le maggiori criticità rispetto alle sedute a distanza sono forse quelle legate allo scetticismo che può esserci circa la loro efficacia. Questo scetticismo può essere dovuto al fatto che generalmente si dà per scontato che, per instaurare una buona relazione, sia indispensabile la vicinanza (cioè la compresenza) fisica del paziente e dello psicologo/psicoterapeuta. Inoltre, le sedute a distanza potrebbero rivelarsi inizialmente disagevoli per chi ha poca familiarità con le nuove tecnologie e potrebbero in alcuni casi far pensare a una maggiore fatica nell’entrare in relazione e nel costruire una fiducia reciproca. L’efficacia delle sedute online è stata tuttavia ampiamente provata (vedi dopo).

Le sedute a distanza comportano certamente alcuni vantaggi: ad esempio, sono più accessibili, nel senso che annullano gli ostacoli che possono essere incontrati dalle persone che hanno difficoltà di spostamento per motivi di salute o problemi legati a disabilità. Le sedute online possono essere preferibili anche per le persone che vivono in zone povere di servizi psicologici e possono rivelarsi utilissime per svariate categorie di lavoratori con particolari esigenze e orari: basti pensare a chi per lavoro viaggia molto e, dunque, trovandosi spesso in città o addirittura Paesi diversi, avrebbe difficoltà a recarsi fisicamente con regolarità presso lo studio dello psicologo o psicoterapeuta.
Gli interventi psicologici online consentono anche di scegliere uno psicologo o psicoterapeuta a prescindere dalla città in cui esercita.

L’efficacia degli interventi psicologici online è stata dimostrata.
La “Commissione Atti Tipici, Osservatorio e Tutela Della Professione” del CNOP (Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi) nel 2017 ha prodotto il documento Digitalizzazione della professione e dell’intervento psicologico mediato dal web. In esso si afferma che «la ricerca empirica, in particolare nel campo della psicoterapia ha fornito una mole impressionante di dati riguardo l’efficacia degli interventi mediati dalle nuove tecnologie» (p. 49). Viene poi citato come esempio lo studio di review di un noto ricercatore (Gerard Andersson, 2016), pubblicato sulla rivista Clinical Psychology Review. Il documento del CNOP riassume così: «in questo studio l’autore raccoglie i risultati degli ultimi 15 anni riguardo gli interventi psicologici e psicoterapeutici condotti via internet i quali si sono rivelati efficaci per un ampissimo spettro di condizioni psichiatriche e di sintomatologie somatiche in più di 100 studi controllati (RCT)» (p. 50).

Sì, sarebbe bene avere qualche accorgimento per poter svolgere le sedute online. Prima di tutto, occorre fare in modo di tutelare la propria privacy: dunque, se non vivete da soli, è necessario scegliere una stanza della casa in cui sappiate di poter stare tranquilli e di non essere ascoltati o interrotti da familiari o altri coinquilini.
Proprio come nelle sedute in presenza, sarebbe poi opportuno non avere fonti di distrazione e, quindi, spegnere per esempio il telefono ed eventuali altre applicazioni aperte nelle vostre vicinanze (come la posta elettronica o i social media). In questo modo, sarà possibile essere concentrati sulla seduta e trarne maggiore vantaggio.

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